Ricordo la luce accecante del sole riflesso sulla ghiaia bianca dei sentieri.
Il profumo delle more tra i rovi, il loro colore così scuro, nascosto tra la fitta rete di spine.
Ricordo le salite, in un alternarsi di orizzonti che cambiavano man mano durante il percorso, scoprendone di nuovi.
Salutavo la mia ombra di continuo, divertito nel vederla altissima al tramonto.
Ricordo il suono continuo dei passi, dei talloni che affondavano tra l’erba fitta,
il canto intermittente dei grilli, il soffio costante del vento.
L’acqua sgorgava dalla sorgente e si ramificava in tantissimi rivoli che irroravano la terra.
Ricordo un sorriso.
Per quante volte io rallentassi durante il percorso, rapito dallo svolgersi della vita intorno, con lo sguardo spesso immerso nel lento movimento ipnotico delle nuvole nel cielo, lui era sempre lì, a pochi passi da me, fermo ad aspettarmi, con un sorriso.
Il senso della vita era tutto lì, racchiuso tra quei passi.
Ad ogni orizzonte, ogni volta che avessi rialzato gli occhi verso il sentiero, io sapevo che lui era lì, nella stessa posizione, con il corpo verso la vetta, ma immobile con lo sguardo verso di me, ad attendermi, sempre con un sorriso.
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