mercoledì 21 maggio 2008

Il Ring

Quando ero bambino spesso mio padre mi portava a vedere gli incontri di boxe clandestini. Mi diceva che dalla boxe si potevano imparare molte cose sulla vita. In un incontro c’è tutto, la passione, la fatica, il piacere, sorrisi, lacrime e sudori, la vittoria e la sconfitta, la morale.

La prima volta avevo circa dieci anni. Quando vidi Ray andare al tappeto mi bloccai per un attimo, vidi tutto al rallentatore: i suoi occhi girarsi piano piano, il sudore mescolarsi al sangue e scendere sul suo viso, il paradenti cadere sul ring e rimbalzare prima di fermarsi a terra. Poi il gong...la vita riprese a girare normale, il ring si riempì di gente che festeggiava il campione, mentre in un angolo Ray veniva portato via dal suo allenatore con uno straccio al collo imbevuto di sangue.

La folla era tutta per il vincitore, lì sul ring, mentre qualcuno già prendeva d’assalto i botteghini per ritirare i soldi delle scommesse. Mio padre scommetteva sempre agli incontri ed il più delle volte ci prendeva. Non so come facesse, ma ogni volta che gli chiedevo chi avrebbe vinto mi rispondeva sempre che dipendeva dalla fame.

“come dalla fame…” domandai

“si Nill, dalla fame. Spesso chi più perde più fame ha…”

Da subito non capii cosa volesse dire mio padre con quella frase, anzi, diciamo che ci misi degli anni per capirlo. Adesso, dopo che mio padre è morto per un regolamento di conti, ho capito. Ho capito perché mi portava a vedere gli incontri da bambino e cosa si può imparare vedendoli.

Onora chi vince, ma temi chi perde. Perché chi perde si vuole rifare.

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