lunedì 28 febbraio 2011
False Flags
Il fumo sale lentamente tra le mie dita,
si leva in alto ed accarezza la gialla luce della lampada
riacquista calore e sale di nuovo, sul soffitto
si avvolge elegantemente per poi spogliarsi e ricadere su se stesso in tanti cerchi concentrici.
Il respiro è quello sicuro e fiero di chi sa cosa attende.
Non si farà attendere a lungo, sento il suono del suo respiro.
Il buco nero, uno spazio senza luce, che divora tempo e materia.
La sua visione conferma il mio sorriso, ogni aspettativa non è stata delusa.
Ti stavo aspettando.
I suoi cerchi sono lame di ghiaccio salato che mi toccano la pelle.
Il suoi venti sono mille lingue di gatto che mi leccano l'anima.
"È ora di andare?"
"Andrò da solo. Tu versami due dita, ci metterò un attimo..."
È ghiacciato, ma brucia come il fuoco.
Avido come il ghiaccio.
Avido come il fuoco.
lunedì 21 febbraio 2011
Tra le mie domande e il volo dell'aquila
Esistono imperativi nell’arte?
Esiste un’obbiettività nell’arte?
Esiste un’oggettività nella bellezza?
Ha uno scopo fine a se stessa?
Esiste un giudizio universale?
Nasciamo davvero innocenti?
Se l’arte è infinita anche l’ispirazione da cui scaturisce lo è?
Quanto tempo impieghiamo per adattarci ad una nuova forma d’ispirazione più fertile?
È più remunerativo il prodotto d’arte che resiste al tempo o il percorso che ci ha condotto ad esso che con il tempo sfuma nei ricordi?
Esiste un modo per tenere costante uno stato d’arte degno di sua produzione?
La contestazione è sempre sintomo d’innovazione?
L’incomprensione deriva davvero dall’ignoranza?
L’ombra è un prodotto della luce o viceversa?
Sentirsi appagati facendo del bene fa di noi degli altruisti o è un modo opportunista per soddisfare il nostro egoismo?
Lo scopo della vita è davvero altra vita?
Se di fronte all’arte siamo tutti uguali perché la somma di consensi supera un dissenso?
L’amore può alterare il percorso del gusto?
La bellezza può essere espressa in parole o è più significativo il silenzio?
Il suono del vento arriva a tutti allo stesso modo?
La visione serena del passato coincide con una negatività del presente o è solo un alibi per mascherare la nostra inadeguatezza al tempo?
L’evoluzione fa parte di un ciclo positivo o negativo?
La cultura ci rende liberi o schiavi?
Se il sapere ci rende infelici è meglio l’ignoranza?
La percezione coincide con una maggiore sensibilità?
La pazzia è uno stato privo di ragione o il suo stadio ultimo?
Le scelte implicano sempre una rinuncia?
Siamo davvero il risultato delle nostre scelte?
Esiste un uomo libero?
Che fondamenta ha la libertà?
Se l’attrazione è un prodotto chimico esiste una chimica per tenerlo sotto controllo?
Quando si desidera qualcosa si è di fatto incompleti?
Quante altre parole verranno inventate?
Legalizzeranno anche i sentimenti?
La censura è un prodotto democratico?
Il comun senso del buon costume è un risultato statistico borghese?
Chi ha definito la ragione?
Il lavoro è l’anestetico della mente?
L’equilibrio è una momentanea assenza di gravità?
A quale equilibrio risponde la bellezza?
È più remunerativa la vendetta o il perdono?
L’idolo è l’oppio per la realtà?
Il volo dell’aquila è espressione massima d’eleganza.
La sua è completezza, è armonia, purezza.
Il sua bellezza trova scopo nel suo esistere.
Il volo dell’aquila è puro equilibrio.
Il volo dell’aquila è pura bellezza.
Il volo dell’aquila è pura arte.
domenica 20 febbraio 2011
Hush
Non c'è alcun tipo di redenzione nei miei percorsi quassù.
E' soltanto un avido divenire,
fatto di vento gelido e silenzio.
Tu che mi parli di caos e di disordine.
Ma questo è ordine, l'equilibrio dei moti e dell'essere, che noi non perdiamo occasione di minare.
Mi da tutto, senza pretendere nulla in cambio.
Riflesso nello specchio c'è un uomo con la barba che fuma un sigaro, ha un sorriso che sembra venir da lontanto.
"Bentornato, mi sei mancato"
"Non sono mai andato via"
La montagna è mia madre,
non mi riprenderà mai nel suo ventre.
mercoledì 9 febbraio 2011
Un giorno di ordinaria fatica
"Devi portare il tavolo alla Signora Narcisi, l'ho chiamata che è pronto. Alle 4.30"
"Ok" risposi.
Mi seccava, alle 5 staccavo e sapevo che non avrei fatto in tempo. Questo voleva dire che ci avrei messo quel che ci avrei messo, ma in mezz'ora era improbabile...Arrivare a P.za Bologna da Viale Libia, consegnare un tavolo (doppio, quindi due viaggi) e tornare in mezz'ora era fuori discussione.
Fabio lo sapeva bene, per questo mi mandò all'ultimo minuto, da queste parti gli straordinari non si pagano, non mezz'ora, che vuoi, scusa, mezz'ora di straordinario? Ti vuoi attaccare a 5€? Sarai mica così pulciaro?
Io no, forse te, che me li rubi, ma tienili pure, non ci faccio nulla. Non sono i 5€, è il tempo che mi porti via, che mi togli, quello a cui tengo.
Presi il tavolo e lo legai con i morsetti al portapacchi, e mi incamminai.
Poco traffico per fortuna, arrivai in 10 minuti.
Posteggiai su un'isola di traffico, e misi le 4 frecce.
Il tavolo era di quelli assemblati, quindi andava portato metà alla volta, non solo per questioni d'ingombro (nell'ascensore comunque non entrava, e le scale erano strette) ma anche per il peso.
Un tavolo massello può arrivare a pesare anche una 70ina di chili...
Lasciai legata una metà del tavolo al portapacchi, e sfilai l'altra metà direttamente sulla spalla sinistra, proprio a metà del piano, per dividere il peso ed essere bilanciato.
Arrivai al citofono. Una palazzina d'epoca di tre piani. Narcisi era scritto su tutte e tre le caselle del citofono.
Se la devono passar male questi Narcisi, pensai, e citofonai in mezzo, al 2° piano.
"Si?"
"Il falegname signora, sono venuto a consegnare il tavolo"
"Ah si, è al 3° piano"
Aprì il cancelletto in ferro, proseguii il cortile fino al portone, un bel portone di legno, di quelli alti.
Quando aprii il portone alzai gli occhi verso l'alto, le scale erano di quelle in pietra, abbastanza strette, ma con possibilità di manovra.
Presi un bel respiro e salii.
Feci attenzione a non sbattere nelle curve e arrivai al piano con una discreta velocità.
Mi aprì una ragazza, seguita a ruota dalla madre.
Il tavolo non passava nel portone di casa, bisognava aprire l'altra delle due ante, e finalmente, con un po' di difficoltà, entrai e posizionai il tavolo, la prima metà, nel salone.
Una casa molto bella, ben arredata, con il parquet miele e le finestre tutte bianche, molto luminosa, molto spaziosa.
"Questo è un pezzo?"
"Si" risposi alla madre sorridente "Ora porto l'altra metà, arrivo subito"
Sfilai l'altra parte di tavolo dal tetto della macchina, questa volta sulla spalla destra.
La salita si faceva sentire. Gli scalini sembravano moltiplicati, e la pendenza delle scale sembrava quasi verticale.
Il sudore mi bagnò la maglietta a cui incominciò ad appiccicarsi tutta la polvere che raccoglievo strusciando sui muri durante le curve. Raggiunto il primo piano rialzai gli occhi verso l'alto...Ancora due.
Cristo, pensai, non so se la tua croce pesava di più, forse si, ma te l'hai fatto una volta sola...raccomandato.
Certo, nulla di personale eh, ma con tutti i lavori che potevi fare, con tutte le raccomandazioni che avevi, avresti potuto lavorare all'Unicredit, alle Poste, fare l'attore...niente, sei finito sulla croce...ammirevole eh, però...però, vabbè, fatti tuoi, a ciascuno il suo.
Quando arrivai al 3° piano le gambe mi bruciavano come fuoco.
"Eccoci" dissi con fiatone, mentre la signora era già seduta vicino al tavolo della cucina a preparare l'assegno.
"Fabio mi aveva detto 150?"
"Non so signora, a me aveva detto che gli doveva 200" (ci provano sempre)
"Va bene" rispose, compilò l'assegno e me lo diede.
"Bene" dissi "allora buona giornata"
"Aspetti" frugò nella borsa e prese il portafogli "Qualcosa per lei"
"No signora, non c'è bisogno, grazie"
"Ma no" insistette "Prenda"
Allungò la mano e mi diede una moneta da 1€ e due da 50 centesimi.
Ringraziai sorridente ed uscii dal portone.
2€, ma come si fa, come si fa a non vergognarsi di lasciare 2€ di mancia...meglio dire, guarda mi dispiace non ho nulla da darti, posso offrirti un caffè? Almeno per salvare la faccia...2€, boh...ora capisco perchè hai scelto la croce.
Scesi le scale a piedi per riprendere fiato, mentre giocavo con le monete in mano.
Presi il cellulare dalla tasca per guardare l'orario, erano le 5 e 10.
Arrivato alla macchina vidi un bar proprio all'angolo della strada, con dei tavolini all'aperto. Guardai i 2€ e già avevo deciso.
Una ragazza dietro al bancone mi chiese gentilmente cosa prendevo.
(Prendo te in mezzo ai fondi del caffè) "Una birra in bottiglia, da 33."
"Sono 2€, vuoi il bicchiere?"
"No, grazie...mi posso sedere fuori?"
"Certo" mi rispose sorridendo "Accomodati pure"
Portai il collo della bottiglia alla bocca e diedi una bella sorsata. Ah, così fresca, che bello.
Accesi un sigaro e diedi un sospiro di sollievo. La macchina era a vista, se arrivava una municipale potevo spostarla subito...che si fotta la municipale, adesso penso un attimo a me.
Che giornata, il sole splendeva libero nel cielo azzurro, una temperatura fantastica.
Fissai il cielo, non c'era nulla di più bello. Magari dopo quella scarpinata con la croce, anche te ti sei fatto una birretta eh? Dì la verità...
Sorrisi, che coglione che sono, pensai...vabbè
Fumai il mio sigaro fino all'ultimo, osservando tutta la gente che passava, tutta seria, tutta presa con il loro da fare...che mondo strano. Chissà cosa penserà del mondo adesso David Gilmour, chissà che starà facendo in questo momento...
Strano ma vero, forse sono sereno.
"Ok" risposi.
Mi seccava, alle 5 staccavo e sapevo che non avrei fatto in tempo. Questo voleva dire che ci avrei messo quel che ci avrei messo, ma in mezz'ora era improbabile...Arrivare a P.za Bologna da Viale Libia, consegnare un tavolo (doppio, quindi due viaggi) e tornare in mezz'ora era fuori discussione.
Fabio lo sapeva bene, per questo mi mandò all'ultimo minuto, da queste parti gli straordinari non si pagano, non mezz'ora, che vuoi, scusa, mezz'ora di straordinario? Ti vuoi attaccare a 5€? Sarai mica così pulciaro?
Io no, forse te, che me li rubi, ma tienili pure, non ci faccio nulla. Non sono i 5€, è il tempo che mi porti via, che mi togli, quello a cui tengo.
Presi il tavolo e lo legai con i morsetti al portapacchi, e mi incamminai.
Poco traffico per fortuna, arrivai in 10 minuti.
Posteggiai su un'isola di traffico, e misi le 4 frecce.
Il tavolo era di quelli assemblati, quindi andava portato metà alla volta, non solo per questioni d'ingombro (nell'ascensore comunque non entrava, e le scale erano strette) ma anche per il peso.
Un tavolo massello può arrivare a pesare anche una 70ina di chili...
Lasciai legata una metà del tavolo al portapacchi, e sfilai l'altra metà direttamente sulla spalla sinistra, proprio a metà del piano, per dividere il peso ed essere bilanciato.
Arrivai al citofono. Una palazzina d'epoca di tre piani. Narcisi era scritto su tutte e tre le caselle del citofono.
Se la devono passar male questi Narcisi, pensai, e citofonai in mezzo, al 2° piano.
"Si?"
"Il falegname signora, sono venuto a consegnare il tavolo"
"Ah si, è al 3° piano"
Aprì il cancelletto in ferro, proseguii il cortile fino al portone, un bel portone di legno, di quelli alti.
Quando aprii il portone alzai gli occhi verso l'alto, le scale erano di quelle in pietra, abbastanza strette, ma con possibilità di manovra.
Presi un bel respiro e salii.
Feci attenzione a non sbattere nelle curve e arrivai al piano con una discreta velocità.
Mi aprì una ragazza, seguita a ruota dalla madre.
Il tavolo non passava nel portone di casa, bisognava aprire l'altra delle due ante, e finalmente, con un po' di difficoltà, entrai e posizionai il tavolo, la prima metà, nel salone.
Una casa molto bella, ben arredata, con il parquet miele e le finestre tutte bianche, molto luminosa, molto spaziosa.
"Questo è un pezzo?"
"Si" risposi alla madre sorridente "Ora porto l'altra metà, arrivo subito"
Sfilai l'altra parte di tavolo dal tetto della macchina, questa volta sulla spalla destra.
La salita si faceva sentire. Gli scalini sembravano moltiplicati, e la pendenza delle scale sembrava quasi verticale.
Il sudore mi bagnò la maglietta a cui incominciò ad appiccicarsi tutta la polvere che raccoglievo strusciando sui muri durante le curve. Raggiunto il primo piano rialzai gli occhi verso l'alto...Ancora due.
Cristo, pensai, non so se la tua croce pesava di più, forse si, ma te l'hai fatto una volta sola...raccomandato.
Certo, nulla di personale eh, ma con tutti i lavori che potevi fare, con tutte le raccomandazioni che avevi, avresti potuto lavorare all'Unicredit, alle Poste, fare l'attore...niente, sei finito sulla croce...ammirevole eh, però...però, vabbè, fatti tuoi, a ciascuno il suo.
Quando arrivai al 3° piano le gambe mi bruciavano come fuoco.
"Eccoci" dissi con fiatone, mentre la signora era già seduta vicino al tavolo della cucina a preparare l'assegno.
"Fabio mi aveva detto 150?"
"Non so signora, a me aveva detto che gli doveva 200" (ci provano sempre)
"Va bene" rispose, compilò l'assegno e me lo diede.
"Bene" dissi "allora buona giornata"
"Aspetti" frugò nella borsa e prese il portafogli "Qualcosa per lei"
"No signora, non c'è bisogno, grazie"
"Ma no" insistette "Prenda"
Allungò la mano e mi diede una moneta da 1€ e due da 50 centesimi.
Ringraziai sorridente ed uscii dal portone.
2€, ma come si fa, come si fa a non vergognarsi di lasciare 2€ di mancia...meglio dire, guarda mi dispiace non ho nulla da darti, posso offrirti un caffè? Almeno per salvare la faccia...2€, boh...ora capisco perchè hai scelto la croce.
Scesi le scale a piedi per riprendere fiato, mentre giocavo con le monete in mano.
Presi il cellulare dalla tasca per guardare l'orario, erano le 5 e 10.
Arrivato alla macchina vidi un bar proprio all'angolo della strada, con dei tavolini all'aperto. Guardai i 2€ e già avevo deciso.
Una ragazza dietro al bancone mi chiese gentilmente cosa prendevo.
(Prendo te in mezzo ai fondi del caffè) "Una birra in bottiglia, da 33."
"Sono 2€, vuoi il bicchiere?"
"No, grazie...mi posso sedere fuori?"
"Certo" mi rispose sorridendo "Accomodati pure"
Portai il collo della bottiglia alla bocca e diedi una bella sorsata. Ah, così fresca, che bello.
Accesi un sigaro e diedi un sospiro di sollievo. La macchina era a vista, se arrivava una municipale potevo spostarla subito...che si fotta la municipale, adesso penso un attimo a me.
Che giornata, il sole splendeva libero nel cielo azzurro, una temperatura fantastica.
Fissai il cielo, non c'era nulla di più bello. Magari dopo quella scarpinata con la croce, anche te ti sei fatto una birretta eh? Dì la verità...
Sorrisi, che coglione che sono, pensai...vabbè
Fumai il mio sigaro fino all'ultimo, osservando tutta la gente che passava, tutta seria, tutta presa con il loro da fare...che mondo strano. Chissà cosa penserà del mondo adesso David Gilmour, chissà che starà facendo in questo momento...
Strano ma vero, forse sono sereno.
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