mercoledì 10 settembre 2008

Black Pool Match - #2


Quando tornai a casa Mary era già a letto.
Entrai in cucina ed aprii il frigo, presi una birra e mi misi in balcone.
Accesi una sigaretta.
Vivevo in un monolocale sulla 47a, al 6 piano di un edificio proprio sulla strada.
Ma la visuale da lì non mi dispiaceva. Era rilassante. La città da lassù era così calma. Sembrava che tutto fosse regolato da un ordine, che tutto quel caos la giù avesse un piano regolatore che faceva in modo di non far saltare gli ingranaggi di quel grande sistema di cui eravamo tutti parte, volontariamente o no, tutti in un unico cerchio, per quanto fossero diverse le strade che ognuno di noi avrebbe percorso ogni giorno, che avrebbe scelto...
La mia forse avrebbe portato in un vicolo cieco, ma non sapevo fare altro.
Ognuno di noi era cosciente del rischio che correva facendo quello che facevamo, o almeno avrebbe dovuto. Sia io, che Jimmy, che Jack, che Mark e tutta la combriccola che girava a torno tramite favori, conti, bustarelle, partite di coca venduta e sniffata, promesse, bugie e mezze verità, sapeva o almeno immaginava cosa sarebbe potuto succedere da un momento all'altro.
Il fatto era: saremmo stati pronti?
Avevo molti dubbi ma ormai avevo fatto la mia promessa. Jack doveva morire.
In fondo non era colpa mia. Era una talpa.
Nel nostro gergo una talpa è il "cieco". Quello che fa finta di non vedere (ma vede e come) e poi racconta, racconta a chi non dovrebbe.
Nel nostro mondo le talpe fanno una brutta fine, e da che mondo è mondo finiscono con la lingua tagliata a terra. E' un messaggio. Un messaggio per chi verrà, per chi vorrà provarci.
I pensieri erano molti e tentare di affogarli con la birra e sbiadirli con il fumo era un impresa vana.
Però ad un tratto smisi, di colpo.
Erano le mani di Mary, sulla mia schiena. Le sue dita scivolarono sulla mia pelle fino alla vita per poi risalire sul collo e confondersi nei capelli.
"Vieni a dormire con me" Mi sussurrò all'orecchio...
I miei problemi si sciolsero nel sudore, ma solo per un po'...
Quando Mary ormai si era addormentata nel letto ancora nuda mi alzai e mi rivestii. Sapevo che dovevo muovermi.
Ma quando tolsi il giubbotto dal letto che le copriva i piedi si svegliò.
"Dove vai"
"Devo uscire"
"Ma dove?"
"Vado a fare due passi, torno con la colazione"
Mi guardò per un attimo fisso negli occhi, l'avrebbe capito anche un cieco...
"Nox, dove devi andare"
La guardai senza risponderle
"Rimani a dormire con me, non andare"
"Devo"
"Devi cosa, eh? Sparire per riapparire chissà quando? E credi che riuscirei a dormire pensando a cosa potresti fare o peggio ancora a cosa ti potrebbe succedere?"
"Ti ho detto che tonerò con la colazione"
"No non tornerai con la colazione! Tornerai qualche giorno più tardi...E nelle migliori delle ipotesi avrai il solito buco con proiettile che cucirai nella vasca piena di acqua rossa che trabocca sul pavimento. Di un po', ti pare normale?"
"Non mi sembra di averti mai detto che saresti stata con una persona 'normale', ma a quanto pare la cosa non ti ha creato problemi, fino ad ora"
"Il fatto che te lo dica ora non vuol dire che la cosa non mi abbia mai toccato!!! Pensi che dorma tranquilla pensando a te che te ne stai in giro chissà dove, a seppellire chissà quale cristiano, nella speranza che il telefono non squilli e mi senta dire 'signora James lei vive con un certo Nill Oxon??? No perchè l'abbiamo appena ritrovato a pezzi nel fiume se può venire per l'identificazione ci farebbe risparmiare tempo!!!!'" Esplose in una crisi di pianto
"Ei ei, calma, calma" L'abbracciai "Calma, ok...sono qui, è tutto ok..."
"Non voglio aspettare invano che qualcuno torni mentre invece non può tornare..."
"Ma tu non devi aspettare qualcuno, devi solo aspettare me...per la colazione"
"Lo sai che non è così..."
"Mary, io sono quello che sono. Tempo fa feci delle scelte, e quelle scelte condizionarono la mia vita. Non so se rifarei la stessa cosa, sono passati molti anni ormai, ma non so fare altro. E neanche posso fare altro. Però ti dico una cosa: qualsiasi cosa succeda, io tornerò qua, te lo prometto, non aspetterai invano...fidati di me."
La baciai ed uscii.
Entrai nel box, e dal cruscotto della macchina presi la mia calibro.
Montai il silenziatore e mi diressi verso il Mama Dance.

lunedì 1 settembre 2008

Black Pool Match - #1


Ero uscito dal motel per comprare le sigarette...erano rifinite.
Mi fermai al tabaccaio vicino al black pool, così poi avrei fatto una partitella...
"Marlboro morbide...la stecca, e...un cartone di birra da 66, quella in offerta"
"Oggi in promozione abbiamo anche questa splendida bottiglia di Scotch! Si presenti ad una cena con questa e farà un figurone!" disse la commessa tutta contenta
"Sei mai andata a cena con una bottiglia di scotch?"
"Beh...no, ma sarebbe..."
"E allora sta zitta e incarta...stronza"
Uscì dal tabacchi, misi il cartone di birra in macchina ed entrai al black pool.
"Ei...guarda un po' chi si rivede, ma non eri morto?" era Jimmy, un vecchio amico...
"Guarda un po' che coincidenza, mi avevano detto la stessa cosa di te"
"Come va vecchio mio, è un vero piacere!"
"Non c'è male, ti rovo bene!" lo abbracciai "Che mi racconti..."
"Ormai sono fuori da due mesi, i ragazzi della w.c. mi vogliono bene e mi tengono lontano dai casini..."
"Perchè cos'hai combinato"
"Te lo ricordi Jack? Jack Nose, braccio B"
"Allora?"
La porta si apre ed entrano due tipi, facce nuove, mai visti in città...Jimmy li fissa con faccia seria e poi mi guarda..."Beh...ti va una partitella? Come ai vecchi tempi...Black Poll Match!"
"Ok"
"Nolan, aprici il 9..."
Jimmy prese le palle, due stecche e due birre.
"Tieni, offro io!" Mi passò una birra ed incominciammo a giocare.
Era molto che non mettevo piede nel black pool, ma non era cambiato nulla dall'ultima volta che ci entrai...
A parte qualche faccia nuova, ed i tavoli sempre più lacerati dai mozziconi, il locale aveva sempre lo stesso aspetto...un vero e proprio letamaio...
Le pale dei ventilatori da soffitto erano solo scena...impossibile smuovere l'aria là dentro, il fumo a volte era talmente denso che si faceva fatica a respirare.
"Allora, cosa c'è con Jack" Gli chiesi
"Non voglio che si sappia in giro..." Abbassò la voce e mi venne vicino "Il colpo sulla 46esima...la banca...ti ricordi o no???"
"Certo che mi ricordo"
"Presero solo Jack, io scappai in tempo...poi mi trovarono a casa, nel box, poche ore più tardi...pochissimi sapevano dell'esistenza di quel box...entrai in cella e mi misero vicino alla sua, non mi parlò mai...ed uscì dopo una settimana! Nox, cristo, mi sono fatto due anni!!!"
"E allora?"
"Allora cosa"
"Allora cosa vuoi..."
Si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio...lo guardai e gli dissi
"Questo non me lo chiedere"
"Perchè! Per dio amico, guarda come mi hanno ridotto....cazzo! Ogni settimana devo tornare in questura a firmare un cazzo di foglio che dice che sono stato bravo, quelli se mi ribeccano mi fanno il culo...non mi posso muovere! Se mi ribeccano sono finito!"
"Non posso farci nulla Jimmy, lo sai"
"Si che puoi! Nox, ascolta, ho due civette alle calcagna che mi spiano anche quando vado a pisciare, sono braccato, credimi, mi devi aiutare!!!"
"E tu lo chiami aiuto? Per quanto mi riguarda quelle civette potrebbero anche essere qui, adesso, in questo locale, potresti anche essere tu, per liberarti dalla condizionale..."
"Io non ti farei mai una cosa del genere e tu lo sai"
"L'unica cosa che so adesso è che la libertà è una merce molto cara J, per la quale sono state vendute molte cose...anche gli amici"
"Cara? E quanto cara? Più cara di 20mila?"
"Non sto parlando di soldi J, non mi offendere"
"Ok scusami...sono un po' agitato...Ascolta Nox, io gliela devo far pagare, ma non posso, lo puoi fare tu per me, ed io ti darò quello che vorrai, qualsiasi cosa, te lo giuro!"
"Me lo giuri?"
"Certo amico, lo sai che ti puoi fidare"
Stavo per fare una cazzata, lo sapevo.
"Va bene, ecco cosa voglio: voglio che da questo minuto in poi giuri che non mi chiederai mai più una cosa del genere, qualsiasi cosa accada, io per te sarò solo un amico con cui fare due chiacchiere e bere due birre..."
"Ma Nox, lo sai che..."
"Dillo!"
"Ok, Ok...Va bene, hai la mia parola."
"Ok" buttai la stecca sul tavolo "Usciamo da qui, seguimi"
Uscimmo dal locale ed entrammo nella mia auto, misi in moto e mi recai con J nel parcheggio sotterraneo del mercato chiuso. Tenevo sempre un occhio al vetro per vedere se qualcuno ci seguiva, ma non notai nulla di strano.
Mi parcheggiai in fondo, con il muso della macchina verso fuori, lasciai il motore acceso pronto a ripartire.
"Bene" disse J "Ecco cosa devi fare"